Il caos è la novità che ti stravolge, quando meno te l’aspetti, nella monotonia del quotidiano, in una vita in Salone. Il fiume in piena delle emozioni, l’uragano che solo un’isola felice può affrontare, accogliendolo, nel vortice delle distrazioni che giocano intense, come un derby all’ultimo respiro, senza esclusione di colpi.
Inutile puntare il dito, inutile premere il tasto, non funzionerà. La colonna portante è il bambino che è in te, oltre la paura della vita. Dall’altra parte del muro vedi solo se ci credi, scopri solo se dimostri. Al bambino. Che corri e poi corri, che piangi e poi piangi. Che l’universo è lì, basta amare senza avere tanto.
In un unico lasso di tempo, nell’unica unità spaziale possibile, l’azione dell’Io. Verso il numero perfetto, il 3, per rincorrere il fuoco delle genti, l’ardore della città dei sogni, il calore della famiglia, in Salone. La figura che cerchi è della misura che desideri, di fronte a te. Il casco non serve.
Anche se la roccia sembra inattaccabile, anche se il verde che esprime speranza, a tratti è spazzato via dal vento. Un uragano simile non lo controlli. L’isola felice non la possiedi. Ma, ti senti una roccia perché è già trascorso un anno..
Non è poco, MAI.