L’equilibro sopra la follia implica una condizione di partenza di instabilità, in cui si va orgogliosi di ciò che si ha, ma si insegue altro, come un bambino a cui non basta un cioccolatino. Ne sogna sempre due.
Si chiama Spleen, per dirla alla Baudelaire. In siciliano “sdilliriu”, il delirio di chi vuole uscire dal solco, etimologicamente parlando. C’è chi non si discosterebbe mai dal sentiero tracciato, chi un sentiero non lo vede neanche quando lo traccia la maestra. C’è anche chi non decide di seguire una strada. Sono le congiunzioni astrali a determinarne il percorso, nei meandri dell’inconsapevole, nel buio indissolubile delle paure celesti.
Ma, la stella è il diamante grezzo, si è perla oltre i desideri, nell’universo delle combinazioni possibili, mai da soli. Ci si ricostruisce attraverso un lungo viaggio, partendo quasi controvoglia, con una piccola valigetta marrone simbolo di vecchiaia e maturità. Insieme.
Dicono che la calma sia la virtù dei forti. Che non sia solo apparente, invece. Che i calmi non siano i primi a vivere nel mare in tempesta. Che il turbinio delle correnti non travolga anche loro nel bollore dell’inesplorato.
Io svelo l’Orgoglio di un sogno perché con lo stereo nelle orecchie sgommo ancora, nella maxi-storia di come la mia vita sia cambiata, capovolta, sottosopra sia finita. Magari a Bel Air.