Il voto dell’Avvoltoio

Una vita senza voto è come un raffreddore senza starnuto. Ti mette alla prova perché la pazienza è l’àncora del respiro. Altrimenti, assisti inerme al crollo del castello. Non è solo il voto dell’Avvoltoio.

Quello di Geraci Siculo è l’animale che non ti aspetti, il rapace pronto a lanciarsi sulle sue prede con un unico obiettivo: vincere per non lasciare scampo. In tre settimane rischia di divorare tutto lo Stivale, con rispetto, eleganza, leggiadria, ma anche forza, possanza, maestosità. Proprio come fa l’Etna lì di fronte, spingendolo in alto prima di fiondarsi di nuovo verso il basso. L’avvoltoio non ha paura della nube bianca, non teme il giudizio della vallata. Attende solo il suo momento, rispettando i suoi sogni. La mente sempre attiva.

Famiglie intere a riscattare l’oblio. Generazioni al completo di pastori, operai, intellettuali, al servizio del bene comune, oltre che al servizio della panza. E l’avvoltoio è lì. Scruta la paranza del Paese, sveglio anche quando dorme, scosso da un improvviso moto sotterraneo avvertito non solo dal Mar Mediterraneo. Pura poesia.

L’ha fatta proprio grossa. Per la prima volta IL voto mette d’accordo tutti, piccoli, “ranni” e “puddricini”. Mai successo tra i banchi di scuola. Mai successo neanche con la Madonna di Lourdes. Il miracolo della fionda dal Castello marcondirondirondello è già avvenuto. Da Lontano. Io gliela do, una mano. Al voto dell’Avvoltoio.